Allegorie primordiali
"Quello che immediatamente affiora alla mente, guardando le sculture di Ezio De Angeli, è il mistero della natura primordiale, quel misto di sacralità e rispettosa diffidenza che la storia naturale ha sedimentato nella pietra grezza, nel menhir preistorico come nelle scogliere marine o nelle cime delle montagne.
E’ da qui infatti, dai crinali o dal ventre della montagna apuana, scavata dagli uomini oltreché modellata dall’azione millenaria dell’acqua e del vento, dalle sedimentazioni geologiche come dagli sconquassi tellurici, che provengono i “ trovanti”, quei pezzi di marmo grezzo nei quali Ezio De Angeli scopre, ancor prima di scolpirli, questi volti arcani e suggestivi.
Volti che sembrano riaffiorare dalla materia, come fossili di antiche figure, retaggio di un tempo in cui, fate e folletti popolavano e interagivano col mondo degli uomini.
Volti e forme che non conservano i loro connotati arcaici, anche quando manifestano fino in fondo la preziosità della materia che li sostiene, proprio perché De Angeli lascia che non emergano mai del tutto dalla verginità della pietra, madre e sorella, che continua ad imprigionarli come per il perdurare di un lontano e misterioso incantesimo.
Ezio De Angeli è un autodidatta; perciò sbaglierebbe chi cercasse nelle sue opere le tracce di un percorso accademico dentro la storia della scultura; impostazione formale, senso del ritmo, equilibrio controllato delle linee e dei volumi.
Come in tutte le opere degli autodidatti converrà scoprire e apprezzare la grande libertà, di immaginazione e di risoluzione formale delle figure, la immediata percezione di spontaneità formale e poetica di una scultura che non ha pretese di “sapere”, ma che proprio per questo risulta di grande carattere e di spiccato sapore."
Massa 22 Dicembre 2003
On. Fabio Evangelisti
E’ da qui infatti, dai crinali o dal ventre della montagna apuana, scavata dagli uomini oltreché modellata dall’azione millenaria dell’acqua e del vento, dalle sedimentazioni geologiche come dagli sconquassi tellurici, che provengono i “ trovanti”, quei pezzi di marmo grezzo nei quali Ezio De Angeli scopre, ancor prima di scolpirli, questi volti arcani e suggestivi.
Volti che sembrano riaffiorare dalla materia, come fossili di antiche figure, retaggio di un tempo in cui, fate e folletti popolavano e interagivano col mondo degli uomini.
Volti e forme che non conservano i loro connotati arcaici, anche quando manifestano fino in fondo la preziosità della materia che li sostiene, proprio perché De Angeli lascia che non emergano mai del tutto dalla verginità della pietra, madre e sorella, che continua ad imprigionarli come per il perdurare di un lontano e misterioso incantesimo.
Ezio De Angeli è un autodidatta; perciò sbaglierebbe chi cercasse nelle sue opere le tracce di un percorso accademico dentro la storia della scultura; impostazione formale, senso del ritmo, equilibrio controllato delle linee e dei volumi.
Come in tutte le opere degli autodidatti converrà scoprire e apprezzare la grande libertà, di immaginazione e di risoluzione formale delle figure, la immediata percezione di spontaneità formale e poetica di una scultura che non ha pretese di “sapere”, ma che proprio per questo risulta di grande carattere e di spiccato sapore."
Massa 22 Dicembre 2003
On. Fabio Evangelisti